A Farah, provincia maledetta nell’Afghanistan occidentale, i paracadutisti italiani sono di nuovo sotto tiro. Domenica notte una trappola esplosiva ha colpito una colonna del 187˚ reggimento Folgore. Nel convoglio c’era anche il comandante, colonnello Gabriele Toscani De Col, testa pelata e mascella da parà, che è rimasto illeso, come gli altri soldati italiani. Ilsecondoattaccoèavvenuto sulla famigerata 517, soprannominata «autostrada per l’inferno». I talebani hanno tirato sui parà con i mortai, masi saranno pentiti dopo la reazione della 6˚ compagnia Grifi. Alle 23.30 di domenica la colonna di paracadutisti avanzava nei pressi del villaggio di Masau nel distretto di PustheRud. Un postaccio infame,dove giovedì scorso, il giorno del voto presidenziale, erano stati attaccati i bersaglieri. I parà della 4˚ Falchi avanzavano preceduti dagli Angeli neri, che vanno a caccia di trappole esplosive. Alessandro Di Lisio, saltato in aria in luglio su un ordigno, faceva parte di questa unità. Incollati ai visori notturni e coni fari spenti hanno cercato di individuare postazioni nemiche. A20-30 chilometri a nord ovest da campo El Alamein, la base della Folgore a Farah, il nono mezzo della colonna è saltato su una trappola esplosiva. Ancora una volta il Lince, il mezzo utilizzato dai soldati italiani,ha tenuto. I quattro parà sono rimasti illesi. Il secondo attacco è avvenuto verso le 14 di ieri, ora afghana. I paracadutisti della 6˚ compagnia Grifi erano usciti in missione da base Tobruk, l’avamposto nel famigerato distretto di Bala Baluk con i soldati dell’esercito di Kabul. «Bisognava scortare i rifornimenti a una base afghana» ha dichiarato da Herat il maggiore Marco Amoriello, portavoce del contingente italiano. Il fortino afghano conosciuto comela «garrison» si trova a ridosso della 517, la strada più infame della provincia di Farah, vicino alla roccaforte talebana di Shewan, dove dettano legge il mullah Sultan e i suoi 300 talebani. Il capoccia degli insorti è un ex prigioniero di Guantanamo. I parà hanno raggiunto il fortino afghano e consegnato i rifornimenti, ma sulla via del ritorno sono iniziati i guai. I talebani hanno cominciato a tirare con i mortai. Gli italiani hanno individuato la minaccia e risposto al fuoco. Fra i parà non si registrano feriti. Fausto Biloslavo